AIED SOLIDALE – Servizi per i romeni in Italia si propone di fornire una consulenza socio sanitaria, gratuita e tempestiva ai cittadini di origine romena, in collaborazione con l’AIED – Associazione Italiana per l’Educazione Demografica di Roma.

Il diritto alla salute è garantito dall’articolo 32 della Costituzione italiana. Questa garanzia si riferisce al diritto di ogni persona di beneficiare di servizi sanitari adeguati per proteggere la propria salute e il proprio benessere. Lo Stato ha l’obbligo di garantire l’accesso a servizi sanitari di qualità a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro situazione finanziaria o da altre caratteristiche.

Il nostro intento è contribuire all’adempimento di quest’obbligo fornendo servizi gratuiti di orientamento e consulenza sulla salute della coppia e della famiglia al fine di migliorare la qualità della vita sul piano sanitario e sociale attraverso i servizi preposti dell’AIED di Roma.

L’AIED, organizzazione senza scopo di lucro in Italia, fondata nel 1953 con l’obiettivo di sostenere la procreazione libera e responsabile, è da sempre impegnata nel supporto alle donne, alle coppie, ai giovani e a tutti coloro che scelgono di vivere liberamente e consapevolmente la propria salute e sessualità, è costantemente impegnata a fornire assistenza medica e psicologica nei suoi Consultori Familiari.

In Italia, il consultorio familiare è un organismo sanitario istituito dalla legge n. 405 del 29 luglio 1975 con lo scopo di intervenire a sostegno della famiglia o della persona che vi si rivolge.

La legge che istituisce i consultori familiari stabilisce che il “servizio di assistenza familiare e materna” ha i seguenti obiettivi:

– assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla genitorialità responsabile e per i problemi di coppia e familiari, compresi i problemi dei minori;

– fornire i mezzi necessari per raggiungere gli obiettivi liberamente scelti dalla coppia e dall’individuo in materia di procreazione responsabile, nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica dei beneficiari;

– la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento;

– diffusione di informazioni appropriate per la promozione o la prevenzione della gravidanza attraverso la consulenza sui metodi e sui farmaci adatti al singolo caso.

La legge n. 40 del 19 febbraio 2004 sulla procreazione medicalmente assistita ha aggiunto tra i suoi obiettivi la procreazione assistita:

– informazioni e assistenza su questioni relative alla sterilità e all’infertilità umana e alle tecniche di riproduzione medicalmente assistita;

– informazioni sulle procedure di adozione e di affidamento.

I consultori AIED di Roma sono indubbiamente considerati di alto livello, non solo per la loro lunga esperienza, ma anche perché, essendo un’associazione senza scopo di lucro, le risorse finanziarie vengono costantemente investite nell’ammodernamento di tutte le attrezzature informatiche e diagnostiche. Inoltre, i medici e tutto il personale sono pienamente consapevoli e impegnati nel loro ruolo sociale.

 

SCARICA IL DEPLIANT IN PDF: Aied-roma_carta-dei-servizi

Di seguito tratteremmo alcuni argomenti importanti che riguardano la popolazione dei romeni in Italia, ma non sono sicuramente da trascurare neanche da parte degli italiani.

Un problema comune unanimemente riconosciuto è il calo drastico della natalità negli ultimi decenni. Qualcuno ha chiamato questo fenomeno con la metafora inverno demografico.

In Romania il ministro della famiglia, della gioventù e delle pari opportunità ha introdotto recentemente un apposito finanziamento per compensare le spese sopportate da coloro che desiderano avere figli ma non riescono a causa di una situazione di sterilità permanente o temporanea. Nella nostra colonna di sinistra nella sezione “notizie” abbiamo delle interviste che divulgano gli aiuti per la coppia e per la donna.

In Italia abbiamo delle norme legali molto chiare che permettono l’accesso  alle cure per una procreazione libera e responsabile.

 

La PMA nell’AIED di Roma

La Procreazione medicalmente assistita (PMA), comunemente detta “fecondazione artificiale”, è l’insieme delle tecniche utilizzate per aiutare il concepimento in tutte le coppie, nei casi in cui il concepimento spontaneo è impossibile o estremamente remoto e nei casi in cui altri interventi farmacologici e/o chirurgici siano inadeguati.

Le coppie che in Italia ogni anno ricorrono alle tecniche di Riproduzione Assistita sono oltre 50.000, in costante aumento, mentre si calcola che otre 10.000 si rivolgano in centri all’estero, numeri consistenti che configurano un vero problema sociale D’altronde é a tutti nota la difficile situazione economica e sociale nella quale si trova oggi il nostro paese. L’AIED, nata 69 anni fa, da sempre attenta a queste problematiche, offre un’opportunità a tutte quelle persone che, non disponendo di grandi possibilità economiche, si dovessero trovare ad affrontare le conseguenze di una difficoltà a procreare.

In questo contesto e con queste premesse l’AIED di Roma  ha istituito il servizio di PMA assicurando ampie garanzie di competenza e professionalità nella qualità’ delle prestazioni,  a prezzi socialmente fruibili ad un ampio numero di coppie affette da infertilità.

Dal 1983 nella sezione AIED di Roma si effettuano tecniche PMA di Primo Livello.

All’interno della sede AIED di Roma fino al 2013 e successivamente in un’apposita stanza criogenica all’interno di un Fertility Center, convenzionato con l’AIED, è presente un banca criogenica per lo stoccaggio di campioni di Liquido Seminale per la conservazione della fertilità Maschile. La Crioconservazione degli Spermatozoi è utile nei pazienti oncologici, prima di eseguire terapie potenzialmente citotossiche, ed in generale in tutti quegli uomini che desiderano conservare campioni di Liquido Seminale da utilizzare in futuro.

Dal 1983 al 2001 presso i nostri ambulatori, sono state eseguite Inseminazioni Intra-Uterine (AID) con Seme di Donatore. Dal 2004, anno dell’introduzione della legge 40 in tema di PMA,  tale attività è stata sospesa.

Nel 2011 la sezione AIED di Roma ha ampliato la gamma delle sue prestazioni nel campo della Riproduzione Medialmente  Assistita effettuando tecniche di PMA di II/III  livello.

Dopo la sentenza della la Corte Costituzionale 162/2014  dello scorso 9 aprile,  che ha dichiarato incostituzionale l’articolo della legge 40, la sezione AIED di Roma,  offre l’assistenza alla coppia nei programmi di Ovodonazione e di Donazione di Seme. Tali tecniche sono eseguibili sin d’ora direttamente nel nostro centro, con la totale garanzia di controllo genetico, infettivologico e delle abitudini di vita dei Donatori utilizzati.

Per approfondire scarica: https://www.aied-roma.it/infertilita/

L’infertilità e l’educazione sessuale e contraccettiva sono fattori interdipendenti nella vita degli individui. La mancanza di una comprensione adeguata e d’informazioni affidabili in questi ambiti può avere un impatto negativo sulla qualità della vita personale. È importante che le persone abbiano accesso a informazioni complete e accurate sulla salute sessuale e riproduttiva, in modo da poter prendere decisioni informate e mantenere una vita sana.

L’infertilità può essere definita come l’incapacità di procreare o di avere figli. Ciò può essere causato da fattori medici o da scelte personali. Per esempio, una coppia può scegliere di essere sterilizzata attraverso una procedura medica o può scegliere la contraccezione per prevenire le gravidanze.

D’altra parte, l’educazione sessuale e contraccettiva svolge un ruolo importante nella prevenzione dell’infertilità. Questo tipo di educazione fornisce informazioni sull’anatomia, la fisiologia, la prevenzione della gravidanza e la trasmissione delle malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre, fornisce informazioni sui diversi metodi contraccettivi disponibili, compresi vantaggi e svantaggi.

Attraverso l’educazione sessuale e contraccettiva, gli individui sono in grado di prendere decisioni informate sulla loro vita sessuale e riproduttiva. Questo può aiutare a prevenire gravidanze indesiderate o la trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili, che possono compromettere la capacità di procreare.

Tuttavia, un accesso limitato all’educazione sessuale e contraccettiva può portare a un aumento del rischio di gravidanze indesiderate e di trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili, nonché a una maggiore incidenza di infertilità. È quindi importante che l’educazione sessuale e contraccettiva sia accessibile e disponibile a tutti gli individui, indipendentemente dall’orientamento sessuale, dal genere o dallo status socio-economico.

In conclusione, l’infertilità e l’educazione sessuale e contraccettiva sono collegate dal modo in cui l’educazione può aiutare a prevenire i fattori che possono portare all’infertilità. L’accesso all’educazione sessuale e contraccettiva può aiutare a prendere decisioni informate e a prevenire problemi di salute riproduttiva, oltre ad aumentare i tassi di fertilità.

L’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica ritiene da sempre che una conoscenza approfondita sui diversi metodi contraccettivi sia fondamentale per garantire una scelta informata e responsabile, preferibilmente sotto supervisione medica, nell’ottica di una pianificazione familiare consapevole.

Per approfondire scarica: https://www.aied-roma.it/contraccezione/ 

HPV

Attualmente l’infezione da HPV è considerata la malattia sessualmente trasmessa più diffusa nel mondo e si calcola che oltre l’80% delle persone (uomini e donne) la contrarrà nel corso della vita.

15 DOMANDE SULL’INFEZIONE DA HPV 

NOTA IMPORTANTE

Questo articolo ha uno scopo esclusivamente informativo. Ogni sforzo è stato condotto per renderlo chiaro, aggiornato, facilmente comprensibile da un pubblico vasto. Tuttavia, non possiamo escludere eventuali omissioni ed errori, come anche possibili difficoltà interpretative da parte dei lettori.

Non rispondiamo in alcun modo di un uso improprio e non autorizzato delle informazioni fornite.

  1. Cos’è l’HPV

Con la denominazione Human Papilloma Virus (HPV) si indica una famiglia di virus di cui, sino ad oggi, si conoscono circa 200 sierotipi. Alcune delle manifestazioni indotte da Papillomavirus (i condilomi acuminati) sono note sin dall’antichità, essendo descritte in tavolette egiziane ed epigrafi elleniche e romane.

Le acquisizioni scientifiche su questo argomento hanno avuto una crescita costante negli ultimi dieci anni e la rilevanza clinica dell’HPV è aumentata notevolmente dopo la sua dimostrata capacità di indurre la trasformazione neoplastica delle cellule epiteliali infettate, in particolar modo delle cellule epiteliali che rivestono il collo uterino.

Attualmente l’infezione da HPV è considerata la malattia sessualmente trasmessa più diffusa nel mondo e si calcola che oltre l’80% delle persone (uomini e donne) la contrarrà nel corso della vita. È documentata tuttavia anche una trasmissione attraverso qualsiasi oggetto (asciugamani, biancheria intima, ecc) su cui sia presente DNA virale infettante.

Nella gran parte dei casi la malattia è asintomatica ed il virus viene eliminato dal sistema immunitario dell’individuo infetto senza produrre danni. Purtroppo l’infezione non induce una protezione immunitaria valida e sono possibili reinfezioni in caso di nuovi contatti.

Purtroppo tali informazioni non hanno raggiunto in modo capillare ed uniforme tutto il personale sanitario che a volte fornisce informazioni terroristiche. Spesso, inoltre, le persone interessate per avere informazioni, ricorrono a mezzi di comunicazione di massa (internet, stampa, ecc.) o a figure improprie come amici e parenti, con il solo risultato di vedere ingigantite le proprie ansie e paure.

Con questo lavoro ci proponiamo di offrire delle informazioni soddisfacenti e comprensive sull’infezione da HPV, al fine di sollevare le persone interessate dal fardello di ansia e paura che esso ingenera.

  1. Come si contrae l’infezione da HPV

Tutti gli HPV conosciuti sono epitelio tropici (infettano cioè selettivamente cellule epiteliali della cute e mucose), provocando, nella maggior parte dei casi, proliferazioni focali nella zona stessa di infezione. Possono interessare qualsiasi parte del corpo: alcuni tipi infettano le mani (verruca volgare), le ginocchia e i piedi, altri la faccia, il cavo orale e altri il tratto genitale (condilomi).

Per quanto riguarda gli organi genitali, la trasmissione dell’infezione avviene prevalentemente per via sessuale. I microtraumi dei tessuti dovuti al rapporto permettono al virus di superare le nostre barriere difensive e quindi infettare le cellule. La topografia delle lesioni è pertanto tipica delle sedi caratterizzate da una maggiore fragilità epiteliale (collo uterino, piccole labbra e vestibolo vaginale, ano). È possibile la trasmissione del virus con il sesso orale, sebbene non frequente, poiché la bocca, con la sua acidità ed enzimi, è un ambiente poco ospitale. Rara la trasmissione verticale (da madre infetta a feto, durante il parto) o l’autoinoculazione. È peraltro documentata la trasmissione attraverso fomiti (ossia per contagio indiretto, attraverso oggetti come asciugamani, biancheria intima).

Non sappiamo con certezza quanto tempo il virus viva fuori dall’organismo ma si ritiene che questo tempo sia breve e pertanto una sua trasmissione per fomiti può essere possibile solo in tempi assai ristretti. Poiché la latenza dell’infezione è variabile, non è possibile stabilire quando questa si è instaurata. Dopo un periodo di incubazione, che può oscillare tra 1 e 8 mesi, il sistema immunitario, prevalentemente cellulo-mediato dell’organismo ospite, attiva una risposta difensiva che potrà tradursi in remissione clinica, in malattia conclamata o persistenza del virus integrato nel genoma ospite. La maggior parte delle infezioni da HPV vengono eliminate dall’organismo circa 9 mesi dopo l’infezione iniziale. In caso contrario la persona sviluppa un’infezione persistente o ricorrente. È stato dimostrato che un’infezione da HPV persistente aumenta il rischio relativo di sviluppare una lesione di alto grado.

  1. Il manifestarsi di un’infezione da HPV implica necessariamente che il partner attuale è stato infedele?

L’infezione latente ed il variabile periodo di incubazione in relazione alla risposta immunitaria dell’ospite, rendono impossibile risalire al momento dell’infezione.

Pertanto è importante sottolineare che lo sviluppo di lesioni genitali, anche durante un lungo periodo di relazione, non implica necessariamente infedeltà, anche se è probabile che il partner attuale sia anch’esso infettato.

  1. Quali sono i diversi tipi di HPV?

I Papillomavirus vengono suddivisi in sottotipi a seconda della conformazione del proprio DNA e vengono designati numericamente.

In base alla differente capacità di indurre una trasformazione neoplastica, gli HPV che interessano prevalentemente l’area anogenitale, sono stati classificati in tre differenti categorie:

HPV a basso rischio oncogenico: Tipi 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 17, 19, 20, 21, 22, 23, 27, 28, 29, 32, 36, 37, 38, 40, 42, 43, 44, 47, 49, 54, 57, 61, 62, 71, 72, 74, 75, 76, 78, 80, 81, 83, 84, 86, 87, 89, 90, 91, 93, 94. Questi virus sono molto spesso associati a condilomi acuminati e qualche volta sono stati trovati associati a lesioni di basso grado (LSIL-CIN I), mentre raramente sono associati a lesioni gravi o cancri invasivi.

HPV ad alto rischio oncogenico: Tipi 16, 18, 31, 33, 34, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 67, 68, 70, 73, 82, 85. Comunemente associati a lesioni di alto grado (H SIL-CIN2 e 3) e cancri invasivi della cervice, ano, pene e vulva.

HPV a rischio oncogenico intermedio: Tipi 26, 30, 53, 66, 69. Sono stati trovati associati a lesioni di alto grado ma raramente riscontrati in carcinomi microinvasivi.

  1. Come si evidenziano le lesioni da HPV?

Le verruche genitali sono lesioni che interessano l’area ano-genitale. Possono presentarsi come lesioni confinate o possono confluire in placche. La sola ispezione clinica è sufficiente a diagnosticare la maggior parte delle verruche genitali esterne, e c’è una buona correlazione tra obiettività e studi istologici. Le verruche genitali sono frequentemente multifocali (una o più lesioni in un sito anatomico, per es. la vulva), o multicentriche (lesioni presenti in diversi siti anatomici, per es. il perineo e la cervice) ed è perciò importante esaminare colposcopicamente l’intero tratto genitale inferiore prima di procedere al trattamento. Un’anoscopia è raccomandata in uomini e donne con episodi ricorrenti di lesioni perianali e con una storia di rapporti anali.

Clinicamente le infezioni da HPV possono essere distinte in:

  • cliniche: la forma osservabile ad occhio nudo e/o prontamente riconoscibile con le comuni metodiche diagnostiche (Pap test, colposcopia con biopsia mirata);
  • subcliniche: le lesioni sono documentabili esclusivamente con esame colposcopico o cervicografia, dopo applicazione di acido acetico;
  • latenti: la forma evidenziabile esclusivamente mediante metodiche di ibridizzazione molecolare in tessuti clinicamente ed istologicamente normali.

Dopo il contagio il virus può scomparire, vinto dalle difese dell’organismo, o rimanere latente anche per lunghi periodi di tempo (è stata dimostrata la presenza di particelle virali nelle aree cutanee circostanti la lesione primaria trattata).

La latenza dell’HPV è un aspetto cruciale per la biologia di questo virus.

La permanenza del virus allo stato latente spiega le recidive e spiega anche la fluttuazione nel tempo della presenza di HPV DNA nei tessuti. Di certo la latenza del virus è responsabile della ricomparsa dopo trattamento e questa latenza rende impossibile una diagnosi differenziale tra persistenza e reinfezione. Il contagio è quindi mantenuto dalla forma latente che potrebbe, peraltro, determinare la persistenza di un’anomalia citologica al Pap test dopo il trattamento fisico della lesione.

  1. Come si presentano le lesioni da HPV?

A livello cervico-vaginale l’infezione da HPV può manifestarsi in forma di:

  • lesioni esofitiche (condilomi floridi e micropapillari);
  • lesioni piane, non rilevate (condilomi piatti e puntato bianco).

A livello vulvare possiamo osservare:

  • condilomi floridi (piccole papule di colore rosso, la cui superficie si ricopre di granulazioni e digitazioni), spesso asintomatici, raramente associati a bruciore o prurito;
  • condilomi microfloridi;
  • condilomi piatti.
  1. Che cosa è il Pap Test?

A più di mezzo secolo dal suo avvento il Pap test, ancor oggi, è quasi unanimemente considerato insostituibile.

L’introduzione dello screening citologico cervicale ha infatti ridotto di circa il 75% l’incidenza del cervico-carcinoma.

Il Pap test consiste nell’analisi citologica al microscopio delle cellule cervicali desquamate, raccolte con una spatolina di legno dall’esocollo (spatola di Ayre) e dal canale cervicale con una spazzolina (cytbrush) e strisciate su un vetrino.

È un esame a basso costo, di semplice esecuzione e trascurabile invasività, dotato di buona sensibilità e specificità. Deve però essere interpretato da citopatologi molto specializzati poiché è un esame soggettivo, poco standardizzabile e con un discreto tasso di risultati falsamente negativi (circa il 20%) legati alla presenza di fattori oscuranti (muco, batteri, ecc) o altri fattori tecnici. Inoltre alcune anomalie citologiche, secondarie a situazioni infiammatorie, possono essere erroneamente interpretate come alterazioni da HPV, generando risultati falsamente positivi.

Attualmente è disponibile un metodo innovativo di raccolta e conservazione delle cellule desquamate: il Thin Prep. Il materiale prelevato con gli appositi strumenti, viene diluito in una soluzione liquida e quindi conservato in un apposito contenitore; viene poi elaborato al fine di rimuovere il materiale oscurante (muco, batterie, ecc) ed ottenere un campione cellulare più ricco e, soprattutto, permettere una distribuzione più omogenea della popolazione cellulare sul vetrino, evitando la presenza di cellule aggregate o sovrapposte che potrebbero nascondere elementi tumorali.

Studi effettuati hanno dimostrato la superiorità del Thin Prep rispetto al Pap test tradizionale nell’identificazione di cellule anomale; inoltre garantisce la possibilità di effettuare contestualmente altri esami (come l’HPV Testing) senza dover ripetere prelievi. È comunque da rilevare che il Pap test non fa diagnosi ma serve ad evidenziare le alterazioni citologiche che indirizzeranno la donna verso esami di secondo livello come la COLPOSCOPIA.

  1. Come si classificano le cellule cervicali esaminate con il Pap Test

Riportiamo la terminologia attualmente usata nella classificazione delle cellule cervicali in funzione delle caratteristiche morfologiche.

Sistemi di classificazione:

IRR: Infection Reactive Repair (riparazione cellulare inseguito a infezione).

ASC-US: Atypical squamous cells of undetermined significance (cellule squamose atipiche a significato indeterminato); è la forma più lieve di anomalia citologica.

ASC-H: ASC-high grade SIL (cellule squamose atipiche, non si può escludere una lesione di alto grado).

LSIL: Low-grade squamous intraepithelial lesion (lesione intraepiteliale squamosa di basso grado), di solito a regressione spontanea.

HSIL: High-grade squamous intraepithelial lesion (lesione intraepiteliale squamosa di alto grado), è l’anomalia non cancerosa più grave e richiede trattamento immediato.

Displasia: anomalie nella divisione cellulare o nella morfologia.

Discariosi: anomalia delle cellule esfoliate che colpisce il nucleo e non il citoplasma.

Carcinoma in situ: forma di HSIL refertata al Paptest come tumore cervicale.

CIN: Cervical intraepithelial neoplasia (neoplasia intraepiteliale cervicale), di grado I, II o III, stabilito in seguito a prelievo bioptico ed esame istologico.

  1. Che cos’è l’HPV test?

Recentemente è stato proposto di associare al Pap test tecniche per l’identificazione del DNA dell’HPV. L’assenza del genoma virale o la presenza di un virus a basso rischio, permetterebbe di allungare i tempi di ripetizione del Pap-test. Una crescente importanza sembra acquistare inoltre l’utilizzazione della tipizzazione virale nel triage delle pazienti con ASCUS e L SIL, mentre si prospetta un suo possibile ruolo nel follow-up delle pazienti sottoposte a chirurgia conservativa per displasia cervicale.

La PCR e la Hybrid Capture II sono le metodiche attualmente più utilizzate.

La PCR permette di tipizzare in modo altamente specifico il genoma virale e quindi la potenziale singola identificazione di tutti i sottotipi dell’HPV; richiede però personale di laboratorio altamente specializzato con conseguente lievitazione dei costi.

La tecnologia Hybrid Capture II possiede i requisiti di semplicità di esecuzione, riproducibilità e contenimento dei costi, necessari per un impiego routinario. Viene utilizzata per individuare la presenza di ceppi virali ad alto rischio.

Il valore prognostico di un test positivo per DNA virale, specialmente in presenza di citologia normale, non è ancora ben compreso. In pratica, un test per la tipizzazione virale positivo non indica in modo assoluto che esista o si svilupperà una lesione di alto grado (basso valore predittivo positivo), ma suggerisce alla donna di sottoporsi a controlli regolari fino alla regressione dell’infezione.

Meno discusso è il ruolo di HPV-DNA test nella gestione del Pap test anomalo, particolarmente in caso di cellule squamose atipiche (ASC). Nelle donne di età superiore ai 30 anni un risultato positivo per i tipi di HPV ad alto rischio sta ad indicare una potenziale infezione persistente che, in concomitanza con un risultato del Pap test borderline o anormale, segnala che la donna corre un rischio elevato di sviluppare una lesione di alto grado del collo uterino.

Nelle donne di età compresa tra i 20 e i 30 anni con HPV test positivo, è opportuno ripetere l’esame dopo 9 mesi. La maggior parte delle infezioni da HPV sono infatti transitorie nelle donne di età inferiore ai 30 anni.

Se il DNA virale non verrà rilevato con il test di followup, l’infezione si è risolta e la donna potrà tornare con tranquillità allo screening di routine.

  1. Cosa è la colposcopia?

La colposcopia è l’osservazione del collo dell’utero con un mezzo ottico di ingrandimento ed una fonte di luce che permette un’ottima osservazione del campo.

Il collo dell’utero viene deterso con una soluzione fisiologica e toccato con altri due liquidi: il primo, l’acido acetico, può anche bruciare un po’, è trasparente, ed evidenzia le alterazioni virali che appariranno biancastre; il secondo (soluzione di lugol) è scuro, contiene iodio e, fissandosi alle cellule sane, colora di scuro il collo uterino ad eccezione delle zone dove è presente una lesione. In caso di immagine patologica, si esegue una biopsia (con una apposita pinza si prende cioè un piccolissimo frammento di tessuto in modo pressoché indolore o, al peggio, con un fastidio uguale ad un pizzicottino). Dal risultato istologico si decide cosa fare. 

  1. Che ruolo svolge l’HPV nella genesi di una malattia invasiva del collo uterino?

Il ruolo dell’infezione genitale da Human Papillomavirus (HPV) nella genesi di una malattia invasiva della cervice uterina e dei suoi precursori è ben noto da anni. Recentemente si è andata affermando l’ipotesi che tale infezione sia l’unico agente eziologico coinvolto nel processo oncogeno a livello cervicale.

Tale processo è favorito da molteplici cofattori, primo tra i quali il grado di capacità immunitaria dell’ospite.

La diversa evoluzione dell’infezione sarà quindi dipendente da:

fattori legati all’ospite

  • abitudini sessuali (numero di partners, età al primo rapporto, uso di contraccettivi di barriera od orali);
  • età (massima incidenza tra 20 e 24 anni);
  • immunosoppressione;
  • infezioni da HIV (con meccanismo di sinergismo virale);
  • fumo;
  • fattori nutrizionali (carenza di antiossidanti);
  • concomitante presenza di altre malattie sessualmente trasmesse (attivazione virale);

fattori legati al virus

  • sierotipo e carica virale (è stato rilevato come il ruolo oncogeno dell’infezione da HPV sia direttamente proporzionale alla carica virale ed alla persistenza nel tempo dell’infezione genitale).
  1. Il condom può impedire la trasmissione dell’HPV?

La maggior parte delle ricerche non dimostra sostanziali benefici nell’uso del condom nel prevenire la trasmissione del virus (il virus non si trasmette attraverso il sangue o altri fluidi, come lo sperma ma tramite contatto cute-cute).

Tuttavia, l’evidenza clinica suggerisce che l’uso regolare del condom aumenta il tasso di guarigione delle lesioni cliniche e subcliniche e, poiché si pensa che le lesioni visibili siano trasmesse più facilmente di quelle subcliniche, è opportuno consigliare l’uso del condom finché le verruche non siano scomparse. Il condom fornisce una barriera fisica che protegge i più comuni siti di infezione, ma non previene tutti i contatti genitali cute-cute. L’uso del condom è tuttavia raccomandato, soprattutto con nuovi partners sessuali, per proteggersi contro le altre malattie sessualmente trasmesse.

Poiché l’infezione viene solitamente contratta da uomini e donne giovani, i rapporti sessuali occasionali devono essere protetti.

Persone clinicamente guarite dall’infezione da HPV potrebbero essere dei portatori e nascondere un’infezione latente, costituendo quindi una possibile fonte di contagio per i partners presenti e futuri. Il condom, quindi, può essere uno strumento addizionale di prevenzione, da inserire però in un quadro generale di riduzione del rischio basato sui comportamenti sessuali.

  1. È necessario che anche il proprio partner sessuale sia visitato?

L’esame del partner sessuale è consigliabile, ma non indispensabile per la gestione delle verruche perché il ruolo della reinfezione è probabilmente minimo e, in assenza di una terapia curativa, un trattamento che riduca la trasmissione non è realistico. Tuttavia, i partners sessuali di donne con verruche genitali possono essere visitati per stabilire la presenza di verruche genitali o altre infezioni trasmissibili sessualmente. Possono inoltre beneficiare dei consigli sulle implicazioni di avere un partner con le verruche genitali.

Le pazienti e i loro partner devono sapere che si può rimanere infetti anche se le verruche sono scomparse.

  1. Come si trattano le verruche genitali?

Lo scopo primario del trattamento è l’eliminazione delle manifestazioni dell’HPV anche se spesso asintomatiche (ma possono essere dolorose o dare prurito).

Il trattamento può esitare in uno stato clinicamente guarito, ma l’infezione virale sottostante può o meno persistere. L’eliminazione delle verruche esterne visibili può non diminuire l’infettività, dal momento che le verruche non rappresentano l’intera carica virale. Siti interni e tratti di cute clinicamente normali possono agire come serbatoi per l’infezione da HPV.

Se non trattate, le verruche possono risolversi spontaneamente (il 20% in 6 mesi), restare inalterate, oppure aumentare in numero e dimensioni. Raramente progrediscono verso un cancro. Se le verruche non si presentano nell’anno seguente il trattamento, il rischio di trasmissione dell’HPV è basso.

Oggigiorno non esiste nessun trattamento ideale per tutte le pazienti o tutte le verruche.

Possiamo distinguere due tipi di trattamento:

  • Trattamenti auto-applicanti: I trattamenti auto-applicanti includono soluzioni chimiche che distruggono le verruche come la Podofillina e sostanze stimolanti le difese dell’organismo: l’Imiquimod. Le pazienti devono essere in grado di identificare e raggiungere le verruche e seguire accuratamente le istruzioni per l’applicazione.
  • Trattamenti effettuati direttamente dal medico: Podofillina, Imiquimod, Crioterapia, Acido tricloroacetico, Diatermocoagulazione, Laser.

Molte pazienti richiedono un iter terapeutico piuttosto che un singolo trattamento. Questo dipende da una serie di fattori quali: le dimensioni, la morfologia e il numero di verruche, il sito anatomico, la preferenza della paziente, l’età e le abilità cognitive, l’esperienza del medico.

  1. Esiste un vaccino contro l’HPV?

Come già detto il profilattico non costituisce una protezione sicura.

E’ possibile comunque effettuare una prevenzione primaria con la vaccinazione.

Questa può essere effettuata su donne ed uomini. In Italia è raccomandata nei giovani a partire dagli 11 anni sia femmine che maschi e viene effettuata gratuitamente, con due dosi a distanza di 6 13 mesi. Dopo il 15° anno di età le dosi sono 3 a distanza di 2 mesi (la prima dose,la terza dose quattro mesi dopo la seconda). Tutte e tre le dosi devono essere somministrate entro l’anno.

Il vaccino viene somministrato tramite iniezione intramuscolare nella spalla o nella coscia.

Sono disponibili in Italia vaccini profilattici con proteine virali ricombinanti del capside L1 ed L2.

Presso l’AIED è disponibile il vaccino nonavalente, preventivo, per i ceppi 16, 18, 6, 11,31,33,45,52,58 (i ceppi 16 e 18 causano circa il 70% delle lesioni di alto grado del collo uterino mentre i ceppi 6 e 11 causano circa il 90% delle lesioni condilomatose).

Le donne vaccinate dovranno comunque continuare a sottoporsi regolarmente al Pap test e, a seconda dell’età, all’HPV test.

Infatti:

  • La protezione fornita dai vaccini non riguarda tutti i ceppi di HPV. Esistono all’incirca 15 tipi di HPV che possono causare il restante 30% dei tumori del collo uterino.
  • Si preferisce somministrare il vaccino alle giovani donne prima che divengano sessualmente attive. Il momento ideale per la vaccinazione è l’adolescenza. La protezione si annulla se la donna ha già contratto i ceppi virali per i quali il vaccino è stato preparato.

Comunque al momento attuale, le conoscenze scientifiche indicano che anche nella donna più adulta (fino a 45 anni), con negatività al test virale, la vaccinazione HPV conferisce un’elevata protezione (oltre l’80%).

Anche le donne con accertata pregressa malattia HPV correlata, ma negative ad un test prevaccinale, ottengono un’elevata protezione sottoponendosi alla vaccinazione.

Si ritiene che la copertura vaccinale possa persistere per almeno 6 anni (sono in corso numerosi studi in merito  e si presume una sua efficacia almeno tra i 10 e20 anni).

Ricorda dunque che:

  • L’HPV è un virus molto comune.
  • Se le anomalie cellulari vengono rilevate precocemente il trattamento ha successo nel 100% dei casi.
  • L’incubazione è lunga e di durata sconosciuta.
  • L’infezione latente rende impossibile l’individuazione del partner sessuale.
  • Nel caso di un risultato di HPV positivo farsi guidare nella gestione dal proprio ginecologo.

Per ulteriori informazioni sull’infezione da HPV e su modi e tempi della vaccinazione rivolgersi ai medici dei consultori AIED

Dr. Roberto Sindico – Medico ginecologo                                                                                Dr.ssa Anna Sampaolo – Psicologa-psicoterapeuta